MEDICINA - PREVENZIONE - LINFOMI

LINFOMI

I linfomi sono tumori che interessano gli organi deputati alla formazione e maturazione delle cellule del sistema immunitario cioè dei linfociti T e B e degli istiociti.
In condizioni normali i linfociti B e T sono particolari cellule derivanti da un'unica cellula progenitrice che dopo varie fasi di maturazione (nel fegato fetale - midollo osseo - milza) si localizzano nel midollo osseo, nella milza e nelle linfoghiandole, suddividendosi in 2 stipiti cellulari: i linfociti B e i linfociti T.
I linfociti B sono responsabili della produzione di anticorpi: le immunoglubuline IgM, IgG, IgA, IgD e IgE, che intervengono nei meccanismi di difesa immunitaria (di tipo umorale).
I linfociti T invece sono responsabili della produzione di particolari proteine che si ritrovano sulla loro superficie coinvolte anch'esse nella regolazione dei meccanismi immunitari.
Le cellule istiocitarie o macrofagi sono cellule di supporto correlate ai linfociti B e T che agiscono senza agente infettante.
Questi linfociti sono situati nella milza, nel midollo e nei linfonodi che rappresentano delle stazioni disseminate in tutto l'organismo, lungo i vasi linfatici che arrivano o partono da queste linfoghiandole.
Naturalmente un processo tumorale a carico di questi elementi determina una compromissione delle difese immunitarie, un ingrossamento della milza e dei linfonodi.
Da un punto di vista clinico, vengono suddivisi due gruppi: i linfomi di Hodgkin (dal nome di Thomas Hodgkin che per primo nel 1832 studiò e descrisse questa malattia) e linfomi non Hodgkin con caratteristiche isto-morfologiche e cliniche differenti dai primi.
L'incidenza dei linfomi non Hodgkin è costante e progressiva in rapporto all'età con maggiore prevalenza nel sesso maschile, e geograficamente le zone più colpite sono l'Africa (Egitto), la Nuova Guinea e le popolazioni non ebraiche in Israele, meno gli Usa e la Gran Bretagna.
I linfomi di Hodgkin, invece, registrano un'elevata incidenza negli Usa, rappresentando la settima causa di morte per neoplasia e la quarta fra le cause che più incidono nell'età produttiva.
Presentano una maggiore incidenza nell'età infantile e nel sesso maschile, quindi nell'adolescenza con pari interessamento dei due sessi, e infine nel sesto-settimo decennio di vita nel sesso maschile.
Le forme infantili prevalgono nei paesi a minor sviluppo socio-economico-industriale, mentre le forme tra gli adolescenti e gli anziani incidono maggiormente nei paesi più industrializzati. Non sono note le cause sulle possibili correlazioni con lo stato socio-economico.
Sono state prese in considerazione varie cause responsabili del determinismo della malattia, prima fra tutte quella infettiva. È stata anche ipotizzata una possibile associazione con la T.B.C.
Più probabile il ruolo di virus, come è stato sicuramente dimostrato nelle leucemie e nei linfomi a cellule T dell'adulto. Endemica in alcune zone del Giappone, Caraibi e Usa. Sono chiamati in causa le radiazioni ionizzanti e i fattori ereditari (soprattutto in portatori di deficienze immunitarie).

DIAGNOSI CLINICA

Clinicamente i linfomi possono iniziare in maniera subdola, asintomatica. Il primo segno è dato spesse volte da un aumento di volume dei linfonodi laterocervicali (collo) o meno frequentemente in sede ascellare o inguinale (non dolenti). Altre volte possono interessare come prima localizzazione i linfonodi mediastinici/toracici, o addominali, con sintomi da compressione. Può a volte essere presente febbre, astenia, calo ponderale, a volte prurito, dolore in rapporto all'ingestione di alcool. Nelle fasi più avanzate, proprio perché è diffusa a tutti gli organi, vi può essere compromissione del midollo o delle strutture ossee e del fegato.

TERAPIA

La terapia nei linfomi ha raggiunto notevoli progressi con l'utilizzazione di farmaci antiblastici chemioterapici variamente associati tra loro, assicurando in molti casi la completa guarigione, e anche utilizzando la radioterapia negli stadi precoci con sopravvivenza a 5-10 anni nell'80-90% dei casi.
La prevenzione anche in questi casi è soprattutto secondaria e si identifica in una diagnosi precoce della malattia per cui molto spesso un semplice emocromo o l'accertamento istologico di un linfonodo aumentato di volume (in poco tempo) può essere un valido mezzo per riconoscere in tempo utile la malattia.
 

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